L’esercizio fisico e il triptofano per proteggerci dalla depressione

Un gruppo di ricercatori del Karolinska Institutet in Svezia ha dimostrato che l’allenamento stimola il muscolo scheletrico a produrre un enzima che protegge il cervello e purifica il sangue da alcune sostanze tossiche che si accumulano a causa dello stress. 

L’allenamento determina l’aumento di una proteina chiamata PGC-1α1 alla base di un buon funzionamento mitocondriale. E più alti livelli della proteina PGC-1α1 mostrano anche una maggiore concentrazione dell’enzima che converte la chinurenina nell’acido chinurenico, uno dei prodotti salutari del metabolismo del triptofano. 

Molti disturbi psichiatrici sottendono meccanismi complessi che solo in parte sono noti e in alcuni casi le terapie in uso non risultano efficaci per cui il “problema” tende a riproporsi nel corso degli anni. 

In tale situazione si sono sviluppati studi epigenetici e ambientali con l’obiettivo di comprendere quali siano i geni e i processi coinvolti nella manifestazione di alcune malattie mentali e come l’esposizione ad un particolare ambiente possa condizionarne l’esito.

Il metabolismo del triptofano contribuisce alla produzione della serotonina e dei derivati dalla chinurenina ma può subire alterazioni a causa dello stress o all’insorgere di uno stato infiammatorio generalizzato dell’organismo. 

Un metabolita neurotossico della chinurenina (Meier et al, 2018), può inibire la sintesi del fattore neurotrofico derivato dal cervello che riveste un ruolo molto importante nei processi di neurogenesi e di sinaptogenesi. E’ possibile, dunque, ritenere che la via “triptofano-chinurenina” rappresenti uno dei principali punti di incontro dell’interazione tra fattori genetici e ambientali coinvolti nella fisiopatologia e nella recidività di alcuni dei più comuni disturbi psichiatrici, ivi inclusi quelli più ricorrenti in questi mesi di pandemia.

Ciò rende necessario pensare strategie che consentano di integrare la terapia psicologica e quella farmacologica con interventi finalizzati a seguire stili di vita sano. 

In tale prospettiva, praticare un’attività sportiva, trascorrere del tempo all’aria aperta e avere un regime alimentare arricchito di triptofano e altri aminoacidi essenziali possono contribuire a migliorare la produzione serotonina nell’organismo restituendo all’individuo un miglior livello di benessere biopsicosociale.

Noi siamo ciò che mangiamo: l’alimentazione ha un impatto enorme sul nostro stato di salute e può fare davvero la differenza. La dieta della felicità è influenzata essenzialmente dal triptofano,  un aminoacido che il nostro corpo non può produrre autonomamente. Tutti gli aminoacidi servono al corpo per la costruzione di nuove proteine ma il triptofano è l’aminoacido centrale per il benessere neurologico e la percezione del dolore.

Infatti, il triptofano è la base per la produzione, nell’organismo, di neurotrasmettitori quali l’adrenalina o l’endorfina che trasmettono informazioni tra le cellule nervose.

È anche il punto di partenza per la sintesi di alcune sostanze biologiche come la serotonina che è nota come “ormone del buonumore” e può essere convertita in melatonina, importantissima per il ritmo sonno-veglia.

In presenza di alti livelli di infiammazione, la via metabolica che produce serotonina e melatonina viene interrotta a favore della seconda via dello svincolo metabolico, quella che fa produrre chinurenina da cui, a sua volta, può formare:

• acido chinurenico che ha una azione antiossodante, antinfiammatoria e analgesica

• acido chinolinico che ha un’azione pro-ossidante, azione proinfiammatoria e pro-algesica e quindi pro-dolorifica

Purtroppo quest’ultima via è spesso favorita dalla cronicizzazione dell’infiammazione e, quando si sottraggono al cervello serotonina e melatonina, si corre il rischio di andare verso l’ossidazione e  verso un’azione pro-infiammatoria. 

Questo sembra essere il meccanismo alla base di alcune patologie del nuovo millennio: la fibromialgia o la Sindrome da stanchezza cronica. La riduzione di triptofano endogeno crea una riduzione della serotonina di 7 volte nell’uomo e di 42 volte nella donna: ecco perché le donne sono più sensibili al dolore, ed ecco perché la fibromialgia è molto più presente nelle donne e con maggior intensità del dolore.

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